In riferimento al mondo del lavoro, la famiglia, da sola e tramite opportune mediazioni associative, non deve solo adoperarsi perché vengano rispettati i suoi diritti circa l’organizzazione del lavoro, la sua remunerazione e il riconoscimento e il rispetto del lavoro in casa della madre, ma deve chiedere sia misure di politica familiare che favoriscano la conciliazione del lavoro professionale con la cura della famiglia, sia disposizioni di legge riguardanti reddito e fiscalità equi nei confronti delle famiglie con figli a carico. Sempre in questo ambito, la famiglia può e deve svolgere un ruolo prezioso e, per molti versi, insostituibile. Oltre all’apporto positivo anche in termini economici che essa sa e può offrire al complesso mondo del lavoro e al di là delle grandi risorse di solidarietà che possiede e che spesso esercitano una funzione di sostegno verso chi, al suo interno, si trova senza lavoro o è alla ricerca di una occupazione, fondamentale è il ruolo educativo che la famiglia è chiamata ad esercitare anche in ordine a ciò che riguarda il senso del lavoro e l’orientamento professionale. Attraverso la testimonianza di un sano equilibrio tra impegno lavorativo e impegno di vita, specie familiare, ed evitando di correlare la dignità del lavoro al conseguimento di un titolo di studi superiori da parte dei figli, i genitori offrano una corretta visione del lavoro, compreso quello manuale. La famiglia porterà così il proprio contributo per superare la mentalità che vede il lavoro come realtà puramente accidentale e strumentale, estranea alla vita e alla costruzione della maturità della persona. Nella complessiva opera educativa e mediante la quotidiana esperienza familiare dei fondamentali valori dell’esistenza, con tutta la loro carica umanizzante e socializzante, la famiglia prepari anche moralmente i suoi membri ad affrontare le prove, spesso aspre, della vita; proponga loro valori e ideali che resistano alle alterne fortune personali e sociali; li aiuti a trovare la verità di se stessi al di là del successo e della carriera; li sproni a rapportarsi agli altri e a inventare momenti di partecipazione e di solidarietà, che sono richiesti da un’esperienza lavorativa a servizio autentico dell'uomo. L’educazione al servizio, alla capacità di sacrificio, a uno stile di vita austera e povera e alla solidarietà costituisca, infine, una premessa preziosa perché i figli possano scegliere anche tra le professioni particolarmente cariche di caratterizzazioni sociali e di vero servizio, di cui la società spesso lamenta una insufficienza a volte anche molto preoccupante (Direttorio di Pastorale Familiare, 185-186).