vedovanza

Un’ultima situazione che più volte riguarda la vita familiare è quella dello stato vedovile. Tale situazione, sia per la sua consistenza numerica, sia per la sua complessa e variegata tipologia, merita anche oggi l’attenzione che Gesù e la Chiesa primitiva le hanno riservato. La comunità parrocchiale dia spazio ad una riflessione seria e attuale sulla realtà, sul significato e sulle potenzialità della vedovanza; sappia aiutare chi è nello stato di vedovanza a rimotivare la propria vita anche per mezzo di momenti di preghiera, di riflessione e di impegno fattivo e operoso nella comunità; valorizzi e promuova l’esperienza di gruppi e movimenti vedovili cristiani. Soprattutto attraverso l’azione discreta di famiglie vicine, amiche e attente, si attuino forme di sostegno e di carità spirituale e materiale, in particolare nei primi tempi del lutto; si dedichi peculiare attenzione ai vedovi e alle vedove giovani, per aiutarli a discernere la loro situazione e a vivere il loro impegno educativo nei confronti dei figli; ci si adoperi per aiutare queste persone a vivere nella castità; qualora intendessero passare a nuove nozze, siano illuminate e sostenute perché la loro scelta sia ispirata ad autentici motivi di amore. La comunità cristiana non tralasci neppure di proporre la vedovanza come dono offerto alla Chiesa e di presentare le ricchezze spirituali proprie dello stato vedovile. Se, infatti, con la morte di uno dei coniugi si spezza dolorosamente le “comunità” coniugale o familiare, non si spezza però la “comunione”, se è vero che per il credente il morire è «andare in esilio dal corpo ed abitare presso il Signore» (2Cor 5,8). Si tratta, perciò, di aiutare chi si trova nello stato di vedovanza e intende rimanervi a vivere nella convinzione che la morte, anziché distruggere i legami d’amore contratti con il matrimonio, li può perfezionare e rafforzare (Direttorio di Pastorale Familiare, 124-125).