Articolo in prima

E' più Natale se vuoi!

UFFICIO DIOCESANO PER LA PASTORALE DELLA FAMIGLIA
Carissimi,
l’idea del Natale che abbiamo nella mente e nel cuore è agli antipodi esatti di ciò è realmente il Natale. 
Quest’anno sarà un Natale diverso! Senza alcun dubbio! È un ritornello che un po’ tutti ci stiamo ripetendo. 
Questo non significa, però, che sarà meno Natale. 
Anzi, forse è l’occasione preziosa che la storia ci offre per vivere più nella verità il Natale.
Questo è un po’ l’obiettivo che si pone la Novena di Natale che verrà trasmessa in diretta 
sul canale YouTube “Salvatore Bucolo” dal 16 al 24 dicembre a.c. alle 19.45.
Staremo insieme solo 15 minuti, ognuno a casa sua davanti al suo presepe, 
per vivere quanto probabilmente i nostri nonni hanno vissuto ai loro tempi: 
sostare con tutta la famiglia dinanzi al presepe di casa per ripercorrere insieme, giorno dopo giorno, 
personaggio dopo personaggio, un evento straordinario in cui il Creatore si fa bambino nudo in una mangiatoia. 
Vi aspettiamo

 

E' più Natale se vuoi!

UFFICIO DIOCESANO PER LA PASTORALE DELLA FAMIGLIA
Carissimi,
l’idea del Natale che abbiamo nella mente e nel cuore è agli antipodi esatti di ciò è realmente il Natale. 
Quest’anno sarà un Natale diverso! Senza alcun dubbio! È un ritornello che un po’ tutti ci stiamo ripetendo. 
Questo non significa, però, che sarà meno Natale. Anzi, forse è l’occasione preziosa che la storia ci offre per vivere più nella verità il Natale.
Questo è un po’ l’obiettivo che si pone la Novena di Natale che verrà trasmessa in diretta sul canale YouTube “Salvatore Bucolo” dal 16 al 24 dicembre a.c. alle 19.45.
Staremo insieme solo 15 minuti, ognuno a casa sua davanti al suo presepe, per vivere quanto probabilmente i nostri nonni hanno vissuto ai loro tempi: sostare con tutta la famiglia dinanzi al presepe di casa per ripercorrere insieme, giorno dopo giorno, personaggio dopo personaggio, un evento straordinario in cui il Creatore si fa bambino nudo in una mangiatoia. Vi aspettiamo

Festa dell’Immacolata

Arcidiocesi di Catania

La Festa dell’Immacolata nella nostra città: pillole di storia

I Frati Minori Conventuali, vivente ancora S. Francesco, dopo tante peregrinazioni locali, ebbero la loro residenza stabile a Catania nel 1329, quando Eleonora D’Angiò, sposa di Re Federico D’Aragona, fece costruire chiesa e convento in onore di S. Francesco d’Assisi e dell’Immacolata.

Anche prima del terremoto, intorno al 1624, seguendo l’esempio di Palermo, la devozione all’Immacolata crebbe tanto che la Chiesa fu titolata semplicemente l’Immacolata e il Senato catanese la proclamò compatrona della città assieme a S. Agata, col relativo cosiddetto “patto di sangue”; anche l’Università, in cui insegnarono illustri teologi francescani, si fregiò del titolo onorifico dell’Immacolata.

Dopo il terremoto, ricostruiti Chiesa e convento in stile barocco a spese dei fedeli, la devozione si moltiplicò e nel XVIII sec. sorse la Confraternita  degli “Schiavi dell’Immacolata” che assunse l’onore delle spese della Festa.

Nel primo ventennio del Novecento, vivente S. Massimiliano Kolbe, il Rettore P. Luigi Pona (+1936) fece sorgere il primo nucleo della Milizia dell’Immacolata, che raggiunse il suo splendore negli anni ’50 con P. Francesco Randazzo (+1977), il quale ha lasciato in eredità l’Istituto delle Missionarie Militi dell’Immacolata tuttora operanti nel quartiere periferico di san Giorgio a Catania.

Nel corso del secolo scorso la devozione è diventata così popolare che la Chiesa dell’Immacolata è stata dichiarata Santuario diocesano e la Festa, sostenuta dai Frati assieme al nostro Ordine Francescano Secolare, è riuscita a mantenersi sempre profondamente e devotamente “cittadina”.

Per i Frati Minori Conventuali, P. Tommaso M. Gaudio.

Messaggio alle comunità cristiane in tempo di pandemia

Consiglio Permanente della Conferenza Episcopale Italiana

«Siate lieti nella speranza,

costanti nella tribolazione,

perseveranti nella preghiera».

(Rm 12,12)

 

Fratelli e sorelle,

vorremmo accostarci a ciascuno di voi e rivolgervi con grande affetto una parola di speranza e di consolazione in questo tempo che rattrista i cuori. Viviamo una fase complessa della storia mondiale, che può anche essere letta come una rottura rispetto al passato, per avere un disegno nuovo, più umano, sul futuro. «Perché peggio di questa crisi, c’è solo il dramma di sprecarla, chiudendoci in noi stessi» (Papa Francesco, Omelia nella Solennità di Pentecoste, 31 maggio 2020).

Ai componenti della Comunità cristiana cattolica, alle sorelle e ai fratelli credenti di altre Confessioni cristiane e di tutte le religioni, alle donne e agli uomini tutti di buona volontà, con Paolo ripetiamo: «Siate lieti nella speranza, costanti nella tribolazione, perseveranti nella preghiera» (Rm 12,12).

Inviamo questo messaggio mentre ci troviamo nel pieno della nuova ondata planetaria di contagi da Covid-19, dopo quella della scorsa primavera. L’Italia, insieme a molti altri Paesi, sta affrontando grandi limitazioni nella vita ordinaria della popolazione e sperimentando effetti preoccupanti a livello personale, sociale, economico e finanziario. Le Chiese in Italia stanno dando il loro contributo per il bene dei territori, collaborando con tutte le Istituzioni, nella convinzione che l’emergenza richieda senso di responsabilità e di unità: confortati dal magistero di Papa Francesco, siamo certi che per il bene comune occorra continuare in questa linea di dialogo costante e serio.

  1. Non possiamo nascondere di trovarci in un tempo di tribolazione. Dietro i numeri apparentemente anonimi e freddi dei contagi e dei decessi vi sono persone, con i loro volti feriti e gli animi sfigurati, bisognose di un calore umano che non può venire meno. La situazione che si protrae da mesi crea smarrimento, ansia, dubbi e, in alcuni casi, disperazione. Un pensiero speciale, di vicinanza e sostegno, va in particolare a chi si occupa della salute pubblica, al mondo del lavoro e a quello della scuola che attraversano una fase delicata e complessa: da qui passa buona parte delle prospettive presenti e future del Paese. «Diventa attuale la necessità impellente dell’umanesimo, che fa appello ai diversi saperi, anche quello economico, per una visione più integrale e integrante» (Laudato si’, n. 141).

Anche in questo momento la Parola di Dio ci chiama a reagire rimanendo saldi nella fede, fissando lo sguardo su Cristo (cfr. Eb 12,2) per non lasciarci influenzare o, persino, deprimere dagli eventi. Se anche non è possibile muoversi spediti, perché la corrente contraria è troppo impetuosa, impariamo a reagire con la virtù della fortezza: fondati sulla Parola (cfr. Mt 13,21), abbracciati al Signore roccia, scudo e baluardo (cfr. Sal 18,2), testimoni di una fede operosa nella carità (cfr. Gal 5,6), con il pensiero rivolto alle cose del cielo (cfr. Gal 3,2), certi della risurrezione (cfr. 1Ts 4; 1Cor 15). Dinanzi al crollo psicologico ed emotivo di coloro che erano già più fragili, durante questa pandemia, si sono create delle “inequità”, per le quali chiedere perdono a Dio e agli esseri umani. Dobbiamo, singolarmente e insieme, farcene carico perché nessuno si senta isolato!

  1. Questo tempo difficile, che porta i segni profondi delle ferite ma anche delle guarigioni, vorremmo che fosse soprattutto un tempo di preghiera. A volte potrà avere i connotati dello sfogo: «Fino a quando, Signore…?» (Sal 13). Altre volte d’invocazione della misericordia: «Pietà di me, Signore, sono sfinito, guariscimi, Signore, tremano le mie ossa» (Sal, 6,3). A volte prenderà la via della richiesta per noi stessi, per i nostri cari, per le persone a noi affidate, per quanti sono più esposti e vulnerabili: «Proteggimi, o Dio: in te mi rifugio» (Sal 16,1). Altre volte, davanti al mistero della morte che tocca tanti fratelli e tante sorelle e i loro familiari, diventerà una professione di fede: «Tu sei la risurrezione e la vita. Chi crede in te, anche se muore, vivrà; chiunque vive e crede in te, non morirà in eterno» (Gv 11,25-26). Altre, ancora, ritroverà la confidenza di sempre: «Signore, mia forza e mia difesa, mio rifugio nel giorno della tribolazione» (Ger 16,19).

Le diverse e, talvolta, sofferte condizioni di molte famiglie saranno al centro delle preghiere individuali e comunitarie: questo “tempo sospeso” rischia, infatti, di alimentare fatiche e angosce, specialmente quando si acuiscono le tensioni tra i coniugi, per i problemi relazionali con i figli, per la mancanza di lavoro, per il buio che si prospetta per il futuro. Sappiamo che il bene della società passa anzitutto attraverso la serenità delle famiglie: auspichiamo, perciò, che le autorità civili le sostengano, con grande senso di responsabilità ed efficaci misure di vicinanza, e che le comunità cristiane sappiano riconoscerle come vere Chiese domestiche, esprimendo attenzione, sostegno, rispetto e solidarietà.

Anche le liturgie e gli incontri comunitari sono soggetti a una cura particolare e alla prudenza. Questo, però, non deve scoraggiarci: in questi mesi è apparso chiaro come sia possibile celebrare nelle comunità in condizioni di sicurezza, nella piena osservanza delle norme. Le ristrettezze possono divenire un’opportunità per accrescere e qualificare i momenti di preghiera nella Chiesa domestica; per riscoprire la bellezza e la profondità dei legami di sangue trasfigurati in legami spirituali. Sarà opportuno favorire alcune forme di raccoglimento, preparando anche strumenti che aiutino a pregare in casa.

  1. La crisi sanitaria mondiale evidenzia nettamente che il nostro pianeta ospita un’unica grande famiglia, come ci ricorda Papa Francesco nella recente Enciclica Fratelli tutti: «Una tragedia globale come la pandemia del Covid-19 ha effettivamente suscitato per un certo tempo la consapevolezza di essere una comunità mondiale che naviga sulla stessa barca, dove il male di uno va a danno di tutti. Ci siamo ricordati che nessuno si salva da solo, che ci si può salvare unicamente insieme» (n. 32). Occorre, quindi, rifiutare la logica del “si salvi chi può”, perché, come afferma ancora Papa Francesco, «il “si salvi chi può” si tradurrà rapidamente nel “tutti contro tutti”, e questo sarà peggio di una pandemia» (n. 36). In tale contesto i cristiani portano anzitutto il contributo della fraternità e dell’amore appresi alla scuola del Maestro di Nazareth, morto e risorto.

Tutto questo sta avvenendo nelle nostre comunità. Se i segni di morte balzano agli occhi e s’impongono attraverso i mezzi d’informazione, i segni di risurrezione sono spesso nascosti, ma reali ancor più di prima. Chi ha occhi per vedere può raccontare, infatti, d’innumerevoli gesti di dedizione e generosità, di solidarietà e amore, da parte di credenti e non credenti: essi sono, comunque, “frutto dello Spirito” (cfr. Gal 5,22). Vi riconosciamo i segni della risurrezione di Cristo, sui quali si fonda la nostra fiducia nel futuro. Al centro della nostra fede c’è la Pasqua, cioè l’esperienza che la sofferenza e la morte non sono l’ultima parola, ma sono trasfigurate dalla risurrezione di Gesù. Ecco perché riteniamo che questo sia un tempo di speranza. Non possiamo ritirarci e aspettare tempi migliori, ma continuiamo a testimoniare la risurrezione, camminando con la vita nuova che ci viene proprio dalla speranza cristiana. Un invito, questo, che rivolgiamo in modo particolare agli operatori della comunicazione: tutti insieme impegniamoci a dare ragione della speranza che è in noi (cfr. 1Pt 3,15-16).

  1. Le comunità, le diocesi, le parrocchie, gli istituti di vita consacrata, le associazioni e i movimenti, i singoli fedeli stanno dando prova di un eccezionale risveglio di creatività. Insieme a molte fatiche pastorali, sono emerse nuove forme di annuncio anche attraverso il mondo digitale, prassi adatte al tempo della crisi e non solo, azioni caritative e assistenziali più rispondenti alle povertà di ogni tipo: materiali, affettive, psicologiche, morali e spirituali. I presbiteri, i diaconi, i catechisti, i religiosi e le religiose, gli operatori pastorali e della carità stanno impegnando le migliori energie nella cura delle persone più fragili ed esposte: gli anziani e gli ammalati, spesso prime vittime della pandemia; le famiglie provate dall’isolamento forzato, da disoccupazione e indigenza; i bambini e i ragazzi disabili e svantaggiati, impossibilitati a partecipare alla vita scolastica e sociale; gli adolescenti, frastornati e confusi da un clima che può rallentare la definizione di un equilibrio psico-affettivo mentre sono ancora alla ricerca della loro identità. Ci sembra di intravedere, nonostante le immani difficoltà che ci troviamo ad affrontare, la dimostrazione che stiamo vivendo un tempo di possibile rinascita sociale.

È questo il migliore cattolicesimo italiano, radicato nella fede biblica e proiettato verso le periferie esistenziali, che certo non mancherà di chinarsi verso chi è nel bisogno, in unione con uomini e donne che vivono la solidarietà e la dedizione agli altri qualunque sia la loro appartenenza religiosa. A ogni cristiano chiediamo un rinnovato impegno a favore della società lì dove è chiamato a operare, attraverso il proprio lavoro e le proprie responsabilità, e di non trascurare piccoli ma significativi gesti di amore, perché dalla carità passa la prima e vera testimonianza del Vangelo. È sulla concreta carità verso chi è affamato, assetato, forestiero, nudo, malato, carcerato che tutti infatti verremo giudicati, come ci ricorda il Vangelo (cfr. Mt 25, 31-46).

Ecco il senso dell’invito di Paolo: «Siate lieti nella speranza, costanti nella tribolazione, perseveranti nella preghiera» (Rm 12,12). Questo è il contributo dei cattolici per la nostra società ferita ma desiderosa di rinascere. Per noi conta testimoniare che l’unico tesoro che non è destinato a perire e che va comunicato alle generazioni future è l’amore, che deriva dalla fede nel Risorto.

Noi crediamo che questo amore venga dall’alto e attiri in una fraternità universale ogni donna e ogni uomo di buona volontà.

 

Il Consiglio Permanente della Conferenza Episcopale Italiana

 

Roma, 22 novembre 2020

Solennità di Nostro Signore Gesù Cristo Re dell’Universo

MESSAGGIO PER L’AVVENTO DEI VESCOVI DELLE DIOCESI DI SICILIA

Conferenza Episcopale Siciliana

Voce di uno che grida nel deserto:

preparate la strada del Signore,

raddrizzate i suoi sentieri (Mc 1,3)

 

Fratelli e sorelle!

            Con quale sensazione entriamo quest’anno nel tempo di Avvento? Ci sentiamo compagni di un viaggio diventato molto incerto e pericoloso. Ci prende la sensazione di un cammino nel deserto, senza strade sicure. L’unica meta che ci interessa ora? Veder sorgere il giorno in cui il Covid19 sarà sconfitto! Dopo enormi danni: lutti, crolli economici, reazioni disperate! Aneliamo alla notizia che presto ci sia il vaccino per tutti.

In questo contesto l’Avvento arriva carico di antiche e nuove provocazioni, che noi Pastori di Sicilia vogliamo condividere con tutti voi. Vorremmo con semplicità sfogliare il calendario della speranza insieme alle nostre famiglie e alle nostre comunità parrocchiali e religiose, insieme alle nostre città provate da tante difficoltà e desiderose di autentica crescita e vero riscatto da ogni povertà e schiavitù.

Vorremmo realizzare, in ogni casa, una corona di Avvento. Ogni settimana segnare insieme a voi i doni delle quattro tappe del cammino:

  • I DOMENICA: proprio questo tempo ci insegna a vegliare facendoci il dono salutare di una breccia nel nostro modo di pensare la storia quotidiana: impariamo a vegliare sulla dignità di uomini e donne plasmati in Cristo a immagine e somiglianza di Dio;
  • II DOMENICA: nei sentieri inediti che ci è dato vivere riscopriamo i passi silenziosi e dolorosi di Giovanni Battista, il grido di profezia che cerca nuovi cieli e terra nuova;
  • III DOMENICA: nel clima di ritiro prolungato lasciamoci sorprendere dalla gioia del grembo di Maria e della Chiesa, delle famiglie e delle comunità: presagiamo in mezzo a noi la presenza di Uno che ancora non conosciamo e del Soffio vitale che bussa al cuore di una civiltà dal corto respiro;
  • IV SETTIMANA: inginocchiamoci di fronte al mistero di Colui che rompe il silenzio nascosto per secoli; in Lui, vero protagonista del Natale, ritroviamo e cerchiamo i volti di fratelli e sorelle scartati da ogni disumana indifferenza e ingiustizia nel mondo.

Su ciascuno di voi invochiamo la benedizione di Gesù, principe della Pace: è Lui che illumina ogni prova della fede; ci rivela il volto del Padre, ci guida col suo Spirito. Compagni di viaggio nel tempo e nell’eternità, seminiamo speranza, coraggio e fraternità.

I vostri Pastori  

IV GIORNATA MONDIALE DEI POVERI

Consulta delle Aggregazioni laicali

Anche quest’anno, nonostante il Covid, domenica 15 novembre nella nostra Arcidiocesi si celebrerà  la IV GIORNATA MONDIALE DEI POVERI. Certo, sono stati necessari degli adattamenti, ma immutato rimane lo spirito e il senso profondo di questo appuntamento voluto da Papa Francesco e vissuto dalla Chiesa universale. Sabato 14 novembre sarà la Consulta delle Aggregazioni laicali a curare, come di consueto, la Veglia di preghiera presso il Santuario di S. Francesco d'Assisi all'Immacolata dei Frati Minori Conventuali. Il momento liturgico sarà trasmesso in diretta Facebook sulle pagine prospettive.ue, caritas diocesana di catania, ofs catania1 "s.elisabetta d'ungheria".  
Domenica 15 novembre, nel medesimo Santuario, dopo la Celebrazione eucaristica presieduta dall'Arcivescovo Mons. Salvatore Gristina, sarà distribuito, con la modalità da asporto, il PRANZO DI S. ELISABETTA preparato dalle fraternità dell'Ordine Francescano Secolare della zona etnea in collaborazione con la Caritas diocesana. Il Pranzo, scelto dalla nostra Diocesi come esperienza-segno della Giornata Mondiale dei Poveri, è giunto ormai alla IX edizione e intende onorare nel servizio agli ultimi S. Elisabetta d'Ungheria, Patrona dell'OFS, la cui memoria liturgica (17 novembre) coincide con la Giornata dei Poveri. Il Comune di Catania concede ogni anno all'iniziativa il gratuito Patrocinio.

LABORATORI DI FORMAZIONE PER I REFERENTI DELLE EQUIPE PARROCCHIALI DEI CATECHISTI-EVANGELIZZATORI 2020-2021

Ufficio Catechistico Diocesano

Come Ufficio Catechistico Diocesano abbiamo pensato per quest’anno di
offrire un percorso di 5 laboratori di formazione dedicati ai referenti parrocchiali
dell’evangelizzazione e della catechesi. Questa scelta è stata dettata dalla necessità di
mantenere un numero limitato di persone per rispettare i protocolli anti covid. Ma
questa scelta potrebbe avere anche alcuni aspetti positivi: la costituzione o il
rafforzamento delle equipe degli evangelizzatori nelle parrocchie, la valorizzazione
dei referenti come figure di contatto tra l’Ufficio Diocesano e le singole comunità e
come collaboratori qualificati nella formazione permanente dei catechisti e degli
evangelizzatori, la possibilità di costituire o di valorizzare ulteriormente la
commissione per l’evangelizzazione e la catechesi nei vicariati o nelle zone pastorali.
Per noi lavorare secondo lo stile laboratoriale non è una novità e ci siamo
sentiti ulteriormente incoraggiati in questa direzione da quanto possiamo leggere
nelle linee guida per la catechesi in Italia in tempo di covid Ripartiamo insieme
offerte dall’UCN: le linee guida sono frutto dei Laboratori ecclesiali sulla catechesi
«In questo senso, vogliamo pensare che si sia trattato di un processo paradigmatico,
che cioè ci ha insegnato un metodo duplicabile ancora ovvero di uno stile ecclesiale.»
Gli incontri del 29 e del 30 settembre u.s. ci hanno offerto il quadro di
riferimento dei laboratori pensati per questo percorso di formazione.
Il percorso proposto quest’anno si inquadra in un progetto più ampio per la
costituzione dei Centri di specializzazione per responsabili e animatori
dell’evangelizzazione e della catechesi così come indicato nel numero 155 del
Direttorio per la Catechesi: «I Centri di specializzazione, a carattere diocesano,
interdiocesano o nazionale, hanno l'obiettivo di favorire la formazione degli animatori
e dei responsabili della catechesi o dei catechisti che intendono specializzarsi perché
si dedicano a questo servizio in maniera più stabile. Il livello formativo di tali Centri è più esigente e quindi la frequenza si fa più intensa e prolungata nel tempo. A partire
da una base formativa comune di taglio teologico e antropologico per giungere poi e
laboratori formativi a carattere più esperienziale, questi centri coltivano le
specializzazioni catechistiche che si ritengono necessarie per le esigenze particolari
del territorio ecclesiale. Si abbia in particolare la capacità di promuovere la
formazione di responsabili che siano in grado, a loro volta, di assicurare la
formazione permanente degli altri catechisti e si senta, per questo, il bisogno di un
accompagnamento personale dei partecipanti. Può essere opportuno che l'offerta di
questi Centri, con la collaborazione di altri uffici pastorali della diocesi o della
Chiesa particolare, si diriga ai responsabili dei diversi settori pastorali, convertendosi
in Centri per la formazione degli operatori pastorali».

Mercoledì 18 Novembre
Ore 17.00: Preghiera
Ore 17.15 – 17.45: La Catechesi nelle nostre comunità. Sintesi prospettica.
Ore 17.45 – 19.00: Cristiani nella rete o cristiani per la rete?

Mercoledì 16 Dicembre
Ore 17.00: Preghiera
Ore 17.15 – 19.00: Comunicare la fede oggi. Un’arte dai molteplici linguaggi.

Mercoledì 20 Gennaio
Ore 17.00: Preghiera
Ore 17.15 – 19.00: L’identità dell’evangelizzatore-catechista.

Mercoledì 24 Febbraio
Ore 17.00: Preghiera
Ore 17.15 – 19.00: La catechesi con gli adolescenti ed i giovani. La catechesi
con gli adulti e le famiglie.

Gli incontri si terranno presso la Chiesa Santi Zaccaria ed Elisabetta, via R.
Zandonai, San Giovanni Galermo – Catania.

II Seminario di Formazione sulla Catechesi con le persone disabili

Lunedì 14 dicembre
Ore 17.00: Preghiera
Ore 17.15 – 19.00: La catechesi con le persone affette da disturbi
comportamentali.

L’incontro si terrà presso Villa Angela, via Ravanusa 16, San Giovanni la Punta.

Link per iscrizione 

https://docs.google.com/forms/d/e/1FAIpQLScjwH9s6rs3jU2W5QvhkjTXIGX2yhvk47xSlcuZVZeLwdr1UQ/viewform

allegato: 

catechesi.pdf

Pagine

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