Articolo in prima

Festa dell’Immacolata

Arcidiocesi di Catania

La Festa dell’Immacolata nella nostra città: pillole di storia

I Frati Minori Conventuali, vivente ancora S. Francesco, dopo tante peregrinazioni locali, ebbero la loro residenza stabile a Catania nel 1329, quando Eleonora D’Angiò, sposa di Re Federico D’Aragona, fece costruire chiesa e convento in onore di S. Francesco d’Assisi e dell’Immacolata.

Anche prima del terremoto, intorno al 1624, seguendo l’esempio di Palermo, la devozione all’Immacolata crebbe tanto che la Chiesa fu titolata semplicemente l’Immacolata e il Senato catanese la proclamò compatrona della città assieme a S. Agata, col relativo cosiddetto “patto di sangue”; anche l’Università, in cui insegnarono illustri teologi francescani, si fregiò del titolo onorifico dell’Immacolata.

Dopo il terremoto, ricostruiti Chiesa e convento in stile barocco a spese dei fedeli, la devozione si moltiplicò e nel XVIII sec. sorse la Confraternita  degli “Schiavi dell’Immacolata” che assunse l’onore delle spese della Festa.

Nel primo ventennio del Novecento, vivente S. Massimiliano Kolbe, il Rettore P. Luigi Pona (+1936) fece sorgere il primo nucleo della Milizia dell’Immacolata, che raggiunse il suo splendore negli anni ’50 con P. Francesco Randazzo (+1977), il quale ha lasciato in eredità l’Istituto delle Missionarie Militi dell’Immacolata tuttora operanti nel quartiere periferico di san Giorgio a Catania.

Nel corso del secolo scorso la devozione è diventata così popolare che la Chiesa dell’Immacolata è stata dichiarata Santuario diocesano e la Festa, sostenuta dai Frati assieme al nostro Ordine Francescano Secolare, è riuscita a mantenersi sempre profondamente e devotamente “cittadina”.

Per i Frati Minori Conventuali, P. Tommaso M. Gaudio.

Messaggio alle comunità cristiane in tempo di pandemia

Consiglio Permanente della Conferenza Episcopale Italiana

«Siate lieti nella speranza,

costanti nella tribolazione,

perseveranti nella preghiera».

(Rm 12,12)

 

Fratelli e sorelle,

vorremmo accostarci a ciascuno di voi e rivolgervi con grande affetto una parola di speranza e di consolazione in questo tempo che rattrista i cuori. Viviamo una fase complessa della storia mondiale, che può anche essere letta come una rottura rispetto al passato, per avere un disegno nuovo, più umano, sul futuro. «Perché peggio di questa crisi, c’è solo il dramma di sprecarla, chiudendoci in noi stessi» (Papa Francesco, Omelia nella Solennità di Pentecoste, 31 maggio 2020).

Ai componenti della Comunità cristiana cattolica, alle sorelle e ai fratelli credenti di altre Confessioni cristiane e di tutte le religioni, alle donne e agli uomini tutti di buona volontà, con Paolo ripetiamo: «Siate lieti nella speranza, costanti nella tribolazione, perseveranti nella preghiera» (Rm 12,12).

Inviamo questo messaggio mentre ci troviamo nel pieno della nuova ondata planetaria di contagi da Covid-19, dopo quella della scorsa primavera. L’Italia, insieme a molti altri Paesi, sta affrontando grandi limitazioni nella vita ordinaria della popolazione e sperimentando effetti preoccupanti a livello personale, sociale, economico e finanziario. Le Chiese in Italia stanno dando il loro contributo per il bene dei territori, collaborando con tutte le Istituzioni, nella convinzione che l’emergenza richieda senso di responsabilità e di unità: confortati dal magistero di Papa Francesco, siamo certi che per il bene comune occorra continuare in questa linea di dialogo costante e serio.

  1. Non possiamo nascondere di trovarci in un tempo di tribolazione. Dietro i numeri apparentemente anonimi e freddi dei contagi e dei decessi vi sono persone, con i loro volti feriti e gli animi sfigurati, bisognose di un calore umano che non può venire meno. La situazione che si protrae da mesi crea smarrimento, ansia, dubbi e, in alcuni casi, disperazione. Un pensiero speciale, di vicinanza e sostegno, va in particolare a chi si occupa della salute pubblica, al mondo del lavoro e a quello della scuola che attraversano una fase delicata e complessa: da qui passa buona parte delle prospettive presenti e future del Paese. «Diventa attuale la necessità impellente dell’umanesimo, che fa appello ai diversi saperi, anche quello economico, per una visione più integrale e integrante» (Laudato si’, n. 141).

Anche in questo momento la Parola di Dio ci chiama a reagire rimanendo saldi nella fede, fissando lo sguardo su Cristo (cfr. Eb 12,2) per non lasciarci influenzare o, persino, deprimere dagli eventi. Se anche non è possibile muoversi spediti, perché la corrente contraria è troppo impetuosa, impariamo a reagire con la virtù della fortezza: fondati sulla Parola (cfr. Mt 13,21), abbracciati al Signore roccia, scudo e baluardo (cfr. Sal 18,2), testimoni di una fede operosa nella carità (cfr. Gal 5,6), con il pensiero rivolto alle cose del cielo (cfr. Gal 3,2), certi della risurrezione (cfr. 1Ts 4; 1Cor 15). Dinanzi al crollo psicologico ed emotivo di coloro che erano già più fragili, durante questa pandemia, si sono create delle “inequità”, per le quali chiedere perdono a Dio e agli esseri umani. Dobbiamo, singolarmente e insieme, farcene carico perché nessuno si senta isolato!

  1. Questo tempo difficile, che porta i segni profondi delle ferite ma anche delle guarigioni, vorremmo che fosse soprattutto un tempo di preghiera. A volte potrà avere i connotati dello sfogo: «Fino a quando, Signore…?» (Sal 13). Altre volte d’invocazione della misericordia: «Pietà di me, Signore, sono sfinito, guariscimi, Signore, tremano le mie ossa» (Sal, 6,3). A volte prenderà la via della richiesta per noi stessi, per i nostri cari, per le persone a noi affidate, per quanti sono più esposti e vulnerabili: «Proteggimi, o Dio: in te mi rifugio» (Sal 16,1). Altre volte, davanti al mistero della morte che tocca tanti fratelli e tante sorelle e i loro familiari, diventerà una professione di fede: «Tu sei la risurrezione e la vita. Chi crede in te, anche se muore, vivrà; chiunque vive e crede in te, non morirà in eterno» (Gv 11,25-26). Altre, ancora, ritroverà la confidenza di sempre: «Signore, mia forza e mia difesa, mio rifugio nel giorno della tribolazione» (Ger 16,19).

Le diverse e, talvolta, sofferte condizioni di molte famiglie saranno al centro delle preghiere individuali e comunitarie: questo “tempo sospeso” rischia, infatti, di alimentare fatiche e angosce, specialmente quando si acuiscono le tensioni tra i coniugi, per i problemi relazionali con i figli, per la mancanza di lavoro, per il buio che si prospetta per il futuro. Sappiamo che il bene della società passa anzitutto attraverso la serenità delle famiglie: auspichiamo, perciò, che le autorità civili le sostengano, con grande senso di responsabilità ed efficaci misure di vicinanza, e che le comunità cristiane sappiano riconoscerle come vere Chiese domestiche, esprimendo attenzione, sostegno, rispetto e solidarietà.

Anche le liturgie e gli incontri comunitari sono soggetti a una cura particolare e alla prudenza. Questo, però, non deve scoraggiarci: in questi mesi è apparso chiaro come sia possibile celebrare nelle comunità in condizioni di sicurezza, nella piena osservanza delle norme. Le ristrettezze possono divenire un’opportunità per accrescere e qualificare i momenti di preghiera nella Chiesa domestica; per riscoprire la bellezza e la profondità dei legami di sangue trasfigurati in legami spirituali. Sarà opportuno favorire alcune forme di raccoglimento, preparando anche strumenti che aiutino a pregare in casa.

  1. La crisi sanitaria mondiale evidenzia nettamente che il nostro pianeta ospita un’unica grande famiglia, come ci ricorda Papa Francesco nella recente Enciclica Fratelli tutti: «Una tragedia globale come la pandemia del Covid-19 ha effettivamente suscitato per un certo tempo la consapevolezza di essere una comunità mondiale che naviga sulla stessa barca, dove il male di uno va a danno di tutti. Ci siamo ricordati che nessuno si salva da solo, che ci si può salvare unicamente insieme» (n. 32). Occorre, quindi, rifiutare la logica del “si salvi chi può”, perché, come afferma ancora Papa Francesco, «il “si salvi chi può” si tradurrà rapidamente nel “tutti contro tutti”, e questo sarà peggio di una pandemia» (n. 36). In tale contesto i cristiani portano anzitutto il contributo della fraternità e dell’amore appresi alla scuola del Maestro di Nazareth, morto e risorto.

Tutto questo sta avvenendo nelle nostre comunità. Se i segni di morte balzano agli occhi e s’impongono attraverso i mezzi d’informazione, i segni di risurrezione sono spesso nascosti, ma reali ancor più di prima. Chi ha occhi per vedere può raccontare, infatti, d’innumerevoli gesti di dedizione e generosità, di solidarietà e amore, da parte di credenti e non credenti: essi sono, comunque, “frutto dello Spirito” (cfr. Gal 5,22). Vi riconosciamo i segni della risurrezione di Cristo, sui quali si fonda la nostra fiducia nel futuro. Al centro della nostra fede c’è la Pasqua, cioè l’esperienza che la sofferenza e la morte non sono l’ultima parola, ma sono trasfigurate dalla risurrezione di Gesù. Ecco perché riteniamo che questo sia un tempo di speranza. Non possiamo ritirarci e aspettare tempi migliori, ma continuiamo a testimoniare la risurrezione, camminando con la vita nuova che ci viene proprio dalla speranza cristiana. Un invito, questo, che rivolgiamo in modo particolare agli operatori della comunicazione: tutti insieme impegniamoci a dare ragione della speranza che è in noi (cfr. 1Pt 3,15-16).

  1. Le comunità, le diocesi, le parrocchie, gli istituti di vita consacrata, le associazioni e i movimenti, i singoli fedeli stanno dando prova di un eccezionale risveglio di creatività. Insieme a molte fatiche pastorali, sono emerse nuove forme di annuncio anche attraverso il mondo digitale, prassi adatte al tempo della crisi e non solo, azioni caritative e assistenziali più rispondenti alle povertà di ogni tipo: materiali, affettive, psicologiche, morali e spirituali. I presbiteri, i diaconi, i catechisti, i religiosi e le religiose, gli operatori pastorali e della carità stanno impegnando le migliori energie nella cura delle persone più fragili ed esposte: gli anziani e gli ammalati, spesso prime vittime della pandemia; le famiglie provate dall’isolamento forzato, da disoccupazione e indigenza; i bambini e i ragazzi disabili e svantaggiati, impossibilitati a partecipare alla vita scolastica e sociale; gli adolescenti, frastornati e confusi da un clima che può rallentare la definizione di un equilibrio psico-affettivo mentre sono ancora alla ricerca della loro identità. Ci sembra di intravedere, nonostante le immani difficoltà che ci troviamo ad affrontare, la dimostrazione che stiamo vivendo un tempo di possibile rinascita sociale.

È questo il migliore cattolicesimo italiano, radicato nella fede biblica e proiettato verso le periferie esistenziali, che certo non mancherà di chinarsi verso chi è nel bisogno, in unione con uomini e donne che vivono la solidarietà e la dedizione agli altri qualunque sia la loro appartenenza religiosa. A ogni cristiano chiediamo un rinnovato impegno a favore della società lì dove è chiamato a operare, attraverso il proprio lavoro e le proprie responsabilità, e di non trascurare piccoli ma significativi gesti di amore, perché dalla carità passa la prima e vera testimonianza del Vangelo. È sulla concreta carità verso chi è affamato, assetato, forestiero, nudo, malato, carcerato che tutti infatti verremo giudicati, come ci ricorda il Vangelo (cfr. Mt 25, 31-46).

Ecco il senso dell’invito di Paolo: «Siate lieti nella speranza, costanti nella tribolazione, perseveranti nella preghiera» (Rm 12,12). Questo è il contributo dei cattolici per la nostra società ferita ma desiderosa di rinascere. Per noi conta testimoniare che l’unico tesoro che non è destinato a perire e che va comunicato alle generazioni future è l’amore, che deriva dalla fede nel Risorto.

Noi crediamo che questo amore venga dall’alto e attiri in una fraternità universale ogni donna e ogni uomo di buona volontà.

 

Il Consiglio Permanente della Conferenza Episcopale Italiana

 

Roma, 22 novembre 2020

Solennità di Nostro Signore Gesù Cristo Re dell’Universo

MESSAGGIO PER L’AVVENTO DEI VESCOVI DELLE DIOCESI DI SICILIA

Conferenza Episcopale Siciliana

Voce di uno che grida nel deserto:

preparate la strada del Signore,

raddrizzate i suoi sentieri (Mc 1,3)

 

Fratelli e sorelle!

            Con quale sensazione entriamo quest’anno nel tempo di Avvento? Ci sentiamo compagni di un viaggio diventato molto incerto e pericoloso. Ci prende la sensazione di un cammino nel deserto, senza strade sicure. L’unica meta che ci interessa ora? Veder sorgere il giorno in cui il Covid19 sarà sconfitto! Dopo enormi danni: lutti, crolli economici, reazioni disperate! Aneliamo alla notizia che presto ci sia il vaccino per tutti.

In questo contesto l’Avvento arriva carico di antiche e nuove provocazioni, che noi Pastori di Sicilia vogliamo condividere con tutti voi. Vorremmo con semplicità sfogliare il calendario della speranza insieme alle nostre famiglie e alle nostre comunità parrocchiali e religiose, insieme alle nostre città provate da tante difficoltà e desiderose di autentica crescita e vero riscatto da ogni povertà e schiavitù.

Vorremmo realizzare, in ogni casa, una corona di Avvento. Ogni settimana segnare insieme a voi i doni delle quattro tappe del cammino:

  • I DOMENICA: proprio questo tempo ci insegna a vegliare facendoci il dono salutare di una breccia nel nostro modo di pensare la storia quotidiana: impariamo a vegliare sulla dignità di uomini e donne plasmati in Cristo a immagine e somiglianza di Dio;
  • II DOMENICA: nei sentieri inediti che ci è dato vivere riscopriamo i passi silenziosi e dolorosi di Giovanni Battista, il grido di profezia che cerca nuovi cieli e terra nuova;
  • III DOMENICA: nel clima di ritiro prolungato lasciamoci sorprendere dalla gioia del grembo di Maria e della Chiesa, delle famiglie e delle comunità: presagiamo in mezzo a noi la presenza di Uno che ancora non conosciamo e del Soffio vitale che bussa al cuore di una civiltà dal corto respiro;
  • IV SETTIMANA: inginocchiamoci di fronte al mistero di Colui che rompe il silenzio nascosto per secoli; in Lui, vero protagonista del Natale, ritroviamo e cerchiamo i volti di fratelli e sorelle scartati da ogni disumana indifferenza e ingiustizia nel mondo.

Su ciascuno di voi invochiamo la benedizione di Gesù, principe della Pace: è Lui che illumina ogni prova della fede; ci rivela il volto del Padre, ci guida col suo Spirito. Compagni di viaggio nel tempo e nell’eternità, seminiamo speranza, coraggio e fraternità.

I vostri Pastori  

IV GIORNATA MONDIALE DEI POVERI

Consulta delle Aggregazioni laicali

Anche quest’anno, nonostante il Covid, domenica 15 novembre nella nostra Arcidiocesi si celebrerà  la IV GIORNATA MONDIALE DEI POVERI. Certo, sono stati necessari degli adattamenti, ma immutato rimane lo spirito e il senso profondo di questo appuntamento voluto da Papa Francesco e vissuto dalla Chiesa universale. Sabato 14 novembre sarà la Consulta delle Aggregazioni laicali a curare, come di consueto, la Veglia di preghiera presso il Santuario di S. Francesco d'Assisi all'Immacolata dei Frati Minori Conventuali. Il momento liturgico sarà trasmesso in diretta Facebook sulle pagine prospettive.ue, caritas diocesana di catania, ofs catania1 "s.elisabetta d'ungheria".  
Domenica 15 novembre, nel medesimo Santuario, dopo la Celebrazione eucaristica presieduta dall'Arcivescovo Mons. Salvatore Gristina, sarà distribuito, con la modalità da asporto, il PRANZO DI S. ELISABETTA preparato dalle fraternità dell'Ordine Francescano Secolare della zona etnea in collaborazione con la Caritas diocesana. Il Pranzo, scelto dalla nostra Diocesi come esperienza-segno della Giornata Mondiale dei Poveri, è giunto ormai alla IX edizione e intende onorare nel servizio agli ultimi S. Elisabetta d'Ungheria, Patrona dell'OFS, la cui memoria liturgica (17 novembre) coincide con la Giornata dei Poveri. Il Comune di Catania concede ogni anno all'iniziativa il gratuito Patrocinio.

LABORATORI DI FORMAZIONE PER I REFERENTI DELLE EQUIPE PARROCCHIALI DEI CATECHISTI-EVANGELIZZATORI 2020-2021

Ufficio Catechistico Diocesano

Come Ufficio Catechistico Diocesano abbiamo pensato per quest’anno di
offrire un percorso di 5 laboratori di formazione dedicati ai referenti parrocchiali
dell’evangelizzazione e della catechesi. Questa scelta è stata dettata dalla necessità di
mantenere un numero limitato di persone per rispettare i protocolli anti covid. Ma
questa scelta potrebbe avere anche alcuni aspetti positivi: la costituzione o il
rafforzamento delle equipe degli evangelizzatori nelle parrocchie, la valorizzazione
dei referenti come figure di contatto tra l’Ufficio Diocesano e le singole comunità e
come collaboratori qualificati nella formazione permanente dei catechisti e degli
evangelizzatori, la possibilità di costituire o di valorizzare ulteriormente la
commissione per l’evangelizzazione e la catechesi nei vicariati o nelle zone pastorali.
Per noi lavorare secondo lo stile laboratoriale non è una novità e ci siamo
sentiti ulteriormente incoraggiati in questa direzione da quanto possiamo leggere
nelle linee guida per la catechesi in Italia in tempo di covid Ripartiamo insieme
offerte dall’UCN: le linee guida sono frutto dei Laboratori ecclesiali sulla catechesi
«In questo senso, vogliamo pensare che si sia trattato di un processo paradigmatico,
che cioè ci ha insegnato un metodo duplicabile ancora ovvero di uno stile ecclesiale.»
Gli incontri del 29 e del 30 settembre u.s. ci hanno offerto il quadro di
riferimento dei laboratori pensati per questo percorso di formazione.
Il percorso proposto quest’anno si inquadra in un progetto più ampio per la
costituzione dei Centri di specializzazione per responsabili e animatori
dell’evangelizzazione e della catechesi così come indicato nel numero 155 del
Direttorio per la Catechesi: «I Centri di specializzazione, a carattere diocesano,
interdiocesano o nazionale, hanno l'obiettivo di favorire la formazione degli animatori
e dei responsabili della catechesi o dei catechisti che intendono specializzarsi perché
si dedicano a questo servizio in maniera più stabile. Il livello formativo di tali Centri è più esigente e quindi la frequenza si fa più intensa e prolungata nel tempo. A partire
da una base formativa comune di taglio teologico e antropologico per giungere poi e
laboratori formativi a carattere più esperienziale, questi centri coltivano le
specializzazioni catechistiche che si ritengono necessarie per le esigenze particolari
del territorio ecclesiale. Si abbia in particolare la capacità di promuovere la
formazione di responsabili che siano in grado, a loro volta, di assicurare la
formazione permanente degli altri catechisti e si senta, per questo, il bisogno di un
accompagnamento personale dei partecipanti. Può essere opportuno che l'offerta di
questi Centri, con la collaborazione di altri uffici pastorali della diocesi o della
Chiesa particolare, si diriga ai responsabili dei diversi settori pastorali, convertendosi
in Centri per la formazione degli operatori pastorali».

Mercoledì 18 Novembre
Ore 17.00: Preghiera
Ore 17.15 – 17.45: La Catechesi nelle nostre comunità. Sintesi prospettica.
Ore 17.45 – 19.00: Cristiani nella rete o cristiani per la rete?

Mercoledì 16 Dicembre
Ore 17.00: Preghiera
Ore 17.15 – 19.00: Comunicare la fede oggi. Un’arte dai molteplici linguaggi.

Mercoledì 20 Gennaio
Ore 17.00: Preghiera
Ore 17.15 – 19.00: L’identità dell’evangelizzatore-catechista.

Mercoledì 24 Febbraio
Ore 17.00: Preghiera
Ore 17.15 – 19.00: La catechesi con gli adolescenti ed i giovani. La catechesi
con gli adulti e le famiglie.

Gli incontri si terranno presso la Chiesa Santi Zaccaria ed Elisabetta, via R.
Zandonai, San Giovanni Galermo – Catania.

II Seminario di Formazione sulla Catechesi con le persone disabili

Lunedì 14 dicembre
Ore 17.00: Preghiera
Ore 17.15 – 19.00: La catechesi con le persone affette da disturbi
comportamentali.

L’incontro si terrà presso Villa Angela, via Ravanusa 16, San Giovanni la Punta.

Link per iscrizione 

https://docs.google.com/forms/d/e/1FAIpQLScjwH9s6rs3jU2W5QvhkjTXIGX2yhvk47xSlcuZVZeLwdr1UQ/viewform

allegato: 

catechesi.pdf

2° Report dei servizi Caritas Diocesana e delle Caritas Vicariali e Parrocchiali dell'Arcidiocesi di Catania del 2020

CARITAS DIOCESANA DI CATANIA

Povertà e risorse a Catania, online il secondo rapporto della Caritas Diocesana
La rilevazione dei servizi Caritas: 10 mila interventi in più nel 2019 e situazione emergenziale per il 2020 e per il 2021
CATANIA. I numeri della solidarietà dicono che la povertà continua a crescere in Città: tra il 2018 e il 2019, gli interventi compiuti dai servizi della Caritas Diocesana di Catania sono aumentati di circa 10 mila unità, passando da 225 mila a oltre 237 mila. Lo rivela il secondo report “Un cuore che vede dove c’è bisogno di amore”, realizzato dall'Osservatorio delle Povertà e delle Risorse dell'organismo diocesano, che conferma una tendenza negativa in atto nel corso degli ultimi anni e una decisa crescita della componente italiana che ormai ricopre circa il 60% delle richieste. Rispetto all’edizione dello scorso anno, l’osservazione è stata allargata anche ad altre parrocchie della Città e dei comuni limitrofi dell’Arcidiocesi di Catania con quasi 7 mila persone aiutate. Preoccupa, inoltre, la proiezione sul 2020 a causa dell’emergenza sanitaria da Covid-19 che, provocando una crisi economica senza precedenti, ha coinvolto sempre più le famiglie numerose e i lavoratori del sommerso, determinando, rispetto al 2019, la preparazione di circa un centinaio di pasti in più al giorno.
I CENTRI DI ASCOLTO. I Centri di Ascolto sono il cuore del servizio della Caritas Diocesana di Catania. Gestiti da persone formate e specializzate nell’ascolto e nel supporto psicologico e pastorale – assistenti sociali, medici, psicologi, presbiteri e diaconi – sono dei luoghi aperti a quanti si trovano in situazioni di difficoltà materiale e/o spirituale e permettono di intessere relazioni e studiare le strategie migliori per uscire dalla condizione di disagio.Al Centro di Ascolto dell’Help Center della Stazione Centrale sono stati ascoltati, nel corso del 2019, 1.427 utenti, tra cui 294 nuovi assistiti (registrati per la prima volta), ed effettuati altrettanti interventi economici, soprattutto per titoli di viaggio, farmaci e disbrigo pratiche per il rinnovo dei documenti e relativi costi annessi. Il profilo degli assistiti è abbastanza specifico: uomo (81%), straniero (76%) ed età compresa tra 19 e 34 anni (54%). Tra le attività presenti nel corso dell’apertura mattutina dell’Help Center, si registrano, inoltre, la distribuzione della colazione – grazie alle donazioni di bar e panifici della Città – per circa 20 mila prodotti all’anno e il servizio vestiario che ha consentito di fornire agli assistiti 1.740 capi di indumenti vari. Il Centro di Ascolto Diocesano, che si trova in via Acquicella 104, ha effettuato 815 ascolti – numero in calo del 43% rispetto al 2018, anche a causa dell’incidenza del Reddito di Cittadinanza verso cui sono state sensibilizzate tutte le persone che chiedevano aiuto – ed effettuato 508 interventi (-30% rispetto alla precedente rilevazione). La stragrande maggioranza delle persone ascoltate è italiana. Altro dato da rilevare riguarda l’ormai consolidato rapporto con le parrocchie dell’Arcidiocesi, che anche quest’anno hanno indirizzato al Centro di Ascolto Diocesano, previa lettera di presentazione del parroco, i parrocchiani in difficoltà per essere ascoltati e aiutati. Sono state ben 45 le parrocchie aiutate, principalmente nella Città di Catania, ma anche a Paternò, Belpasso, Mascalucia, Gravina di Catania, Misterbianco e Motta Sant’Anastasia.
LE MENSE. Le mense della Caritas Diocesana si trovano a Librino, dove opera a pranzo per quattro giorni a settimana la “Beato Dusmet”, e alla Stazione Centrale di Catania, dove attraverso l'Help Center si garantisce la cena dal lunedì al sabato e il pranzo domenicale. Ogni giorno i volontari hanno preparato e servito circa 500 pasti all'Help Center, inclusi quelli dell'Unità di Strada (UdS), e 190 alla “Beato Dusmet”. Andando nel dettaglio, sono stati 167.400 i pasti preparati nella mensa cittadina, includendo l’UdS che ogni sera distribuisce pasti alle persone senza dimora, e altri 36 mila nella periferia. Il profilo dell’utente medio che usufruisce di questo servizio è differente tra le due strutture: all’Help Center un utente su due è extracomunitario (complessivamente gli stranieri costituiscono il 61% del totale) mentre alla “Beato Dusmet” la presenza è quasi esclusivamente italiana (circa il 90%).
GLI ALTRI SERVIZI. Il servizio di consulenza legale, avviato nel 2009, è stato operativo tramite la disponibilità di alcuni volontari dell’organismo diocesano e, in particolare, negli ultimi due anni, grazie alla collaborazione col “Centro Astalli” e con gli “Avvocati di strada” a cui la Caritas ha segnalato e presentato i vari casi. Tra il 2013 e il 2019 si sono registrate 119 prese in carico dai legali volontari della rete Caritas, principalmente per questioni legate a locazioni, letture contratti e visione atti pubblici con procura, sfratti abitativi e disbrigo pratiche permessi di soggiorno e ricorsi. È italiano il 70% degli utenti che ha chiesto questo servizio. L’Unità di Strada, oltre ad aver distribuito circa 26 mila pasti, ha consegnato alle persone senza dimora poco meno di 6 mila capi di vestiario tra biancheria intima, calze, coperte, giubbotti, cappelli di lana e sacchi a pelo. La Rete di Accoglienza Sanitaria, che opera nell’ambulatorio dell’Help Center della Stazione Centrale e garantisce un’accoglienza sanitaria di primo livello, ha avuto 285 pazienti per un numero complessivo di 568 visite. Il soggetto tipo è uomo (79%) e straniero (70%). Per quanto riguarda l’ospitalità, è attivo il progetto Housing First 2 all’interno di un immobile sequestrato alla criminalità organizzata e concesso in comodato d’uso dal Comune di Catania alla Caritas Diocesana. Nel corso dell’ultimo quinquennio (2015-2019) sono state ospitate 55 persone tra donne e minori. Per l’ospitalità è operativa, ormai da diversi anni, anche la collaborazione con altri enti religiosi che fanno accoglienza diurna e notturna. Sono state avviate, inoltre, diverse iniziative con la rete delle associazioni Caritas per attività ludico ricreative o di formazione con i minori e con gli adulti.
NON SOLO ASSISTENZA. Negli ultimi dieci anni sono state undici le startup nate grazie alla mediazione del Microcredito della Caritas Diocesana che, inoltre, consente a famiglie e persone in momentanea difficoltà economica di poter accedere a prestiti bancari agevolati tramite istituti di credito convenzionati con l’organismo diocesano, al fine di alleviare e prevenire situazioni di potenziale esclusione sociale. Complessivamente, tra il 2010 e il 2019, sono state avviate 178 pratiche per 799.700 euro erogati. Si tratta di piccole somme di denaro che sono servite ai beneficiari per studiare, formarsi, sistemare casa, rifarsi una vita e, appunto, anche a lanciare sul mercato un'idea, un'attività.
CENTRI DI ASCOLTO PARROCCHIALI. Per la prima volta hanno partecipato alla rilevazione anche i Centri di Ascolto delle Caritas parrocchiali, coinvolti dall’Osservatorio delle Povertà e delle Risorse che, guidato dalle parole dell’Arcivescovo Monsignor Salvatore Gristina contenute nella Lettera “Popolo e Pastori insieme per divenire Oasi di Misericordia” (30 novembre 2015), li considera punti di osservazione privilegiati. Complessivamente sono stati coinvolti 9 Vicariati su 15 e censite 33 parrocchie su 157 dell’Arcidiocesi di Catania. Sono state aiutate 6.929 persone, soprattutto per alimenti, utenze e farmaci.
LE PREVISIONI: I NUOVI POVERI FARANNO TRIPLICARE LE RICHIESTE. Il peso economico dell’emergenza Covid-19 si è rapidamente esteso al sistema economico cittadino. Le criticità già rilevate nel corso del 2019 sono state soltanto parzialmente arginate dalle misure statali di sostegno, come il Reddito di Cittadinanza o la Cassa Integrazione. Per alcuni cittadini tale misura si è rilevata poco incisiva per l’inadeguatezza delle risorse assegnate, per le difficoltà relative alla gestione razionale di un sussidio o per l’assenza delle informazioni adeguate per accedervi. Con l’emergenza, poi, agli utenti tradizionalmente inseriti nei circuiti di assistenza della Caritas, si sono aggiunte le nuove facce della povertà – lavoratori del sommerso, famiglie numerose, occupati stagionali – che porteranno, in caso di rimodulazione o di conclusione dei sussidi, a triplicare le richieste già a partire dal 2021.
DON PIERO GALVANO, DIRETTORE CARITAS CATANIA: “SUSSIDI NON EDUCATIVI”. «Crediamo che i sussidi da soli non siano sufficienti per aiutare le persone, perché non sono educativi. Per la dignità stessa della persona è opportuno che siano finalizzati al lavoro, alla ricerca di un modo per potersi guadagnare il pane col sudore della fronte. Anche per questo pensiamo che una volta terminata l’erogazione del reddito di cittadinanza, la povertà possa crescere molto di più».
SALVO PAPPALARDO, RESPONSABILE ATTIVITÀ: “ULTERIORE PEGGIORAMENTO CON L’EMERGENZA SANITARIA”. «L’emergenza sanitaria ha provocato un’emergenza economica senza precedenti in Città. Alcune famiglie, percependo sussidi statali insufficienti per soddisfare il fabbisogno mensile, si rivolgono a noi per un bisogno primario come l’alimentazione o ancora per farmaci o per utenze domestiche. Temiamo che, in vista della fine o della rimodulazione dei sussidi, la richiesta possa triplicarsi già nel 2021 e creare nuovi poveri non sempre disponibili a integrarsi nel mondo del lavoro in quanto “educati” all’assistenzialismo. Per il periodo relativo ai mesi del lockdown e a quelli immediatamente successivi, abbiamo già registrato una media di circa 100 pasti giorno in più (rispetto ai 450/500 del periodo pre-covid, ndr) preparati presso l’Help Center della Stazione Centrale».
CARMELA IMPEDUGLIA, REFERENTE OPR: “MOLTITUDINE DI SITUAZIONI DI VULNERABILITÀ”. «La rilevanza dei dati che emerge da questo Report fa capire quanta operosità, scaturita dalla donazione di sé, c'è alla base, quanto amore scorre nelle nostre realtà senza che a volte ce ne accorgiamo, ma nello stesso tempo esprime una moltitudine di situazioni di vulnerabilità, spesso correlate a povertà culturali, affettivo-relazionali, educative, di salute a cui in molti casi non possiamo dare risposte risolutive, tuttavia riusciamo a dare supporto, ad alleviare sofferenze e solitudine, specialmente attraverso progettualità integrate».
(19/10/2020)

Addetto stampa - Rosario Battiato (tessera n. 116269)
Contatti: 3477286619 - comunicazione@caritascatania.it

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