ARCIDIOCESI DI CATANIA
UFFICIO PROBLEMI SOCIALI E LAVORO
INTRODUZIONE 14 GIORNATA SOCIALE DIOCESANA
17 NOVEMBRE 2018
1. Un benvenuto a tutti e un cordiale ringraziamento per la vostra partecipazione alla 14 Giornata
Sociale Diocesana. Un grazie particolare rivolgo al nostro Arcivescovo Mons. Gristina, che sin
dall’inizio (novembre 2005) ha incoraggiato questa iniziativa del nostro Ufficio diocesano per i
problemi sociali e il lavoro (e le inziative che ne sono scaturite: Via Crucis del lavoro, Scuola di
formazione politica, Osservatorio socio-politico nei vicariati, Laboratorio per la città, Tavolo del
Giubileo del mondo del lavoro [che ha visto la collaborazione di tutte le organizzazioni sindacali] (i
cui rappresentanti oggi qui presenti, saluto), di forze imprenditoriali e associazioni di categoria e del
volontariato] Conf-cooperative). Desidero sottolineare che tutti questi percorsi sono stati resi possibili
dalla collaborazione attiva ed efficiente della Commissione del nostro Ufficio: abbiamo fatto in questi
anni una vera esperienza di Chiesa sinodale, dove i laici hanno potuto esprimere le loro competenze e
dare il loro fattivo contributo di idee, di indicazioni operative. Quindi grazie anche a loro, perchè con
il loro coinvolgimento responsabile si è andato delineando sempre più il volto delle Giornate.
2. Il tema che affronteremo in questa 14 Giornata, “Costruiamo insieme la città-comunità. Nuovi
linguaggi e nuovi strumenti di comunicazione”, prosegue la pista di riflessione che abbiamo avviato
lo scorso anno. Le due relazioni sono state affidate al prof. Agatino Cariola dell’Università di Catania,
e al prof. Gianni Notari, gesuita, docente alla Facoltà Teologica di Sicilia. Li ringrazio per la loro
disponibilità. Approfondiremo i contenuti delle relazioni nei gruppi di studio, da cui scaturiranno
[come sempre] indicazioni operative, che si dovranno tradurre in impegno di democrazia
partecipativa. Dalla 13 Giornata è scaturito il documento-proposta che abbiamo presentato a tutti i
candidati a sindaco della nostra arcidiocesi in un incontro del 19 maggio 2018.
3. Questa 14 Giornata ci coglie in un momento particolarmente delicato della vita socio-politica del
nostro Paese, e in modo ancor più particolare della nostra città di Catania a causa del suo dissesto
finanziario. La nostra città, parafrasando Isaia, sembra la città “Abbandonata”, “devastata” da tanti
mali antichi e recenti (malaffare, corruzione, degrado urbano, disoccupazione, mafia, cattiva politica
ecc…). In questo contesto, a qualcuno potrà sembrare utopistico parlare di città-comunità. Ma si
dimentica che se non puntiamo a una meta così la città non esiste. Lo avevano capito gli antichi.
Aristotele, nella sua “Politica”, osserva che nella polis è necessaria la “giustizia”, ma “l’amicizia
civile” deve essere posta come suo fondamento necessario che sottende i molteplici rapporti della vita
politica. In altri termini, per Aristotele, la “Città” (la “Polis”) procede nella realizzazione di una
giustizia sempre più vera nella misura in cui la vita sociale è innervata da sinceri vincoli di amicizia.
“La città dell’uomo non è promossa solo da rapporti di diritti e di doveri, ma ancor più e ancor prima
da relazioni di gratuità, di misericordia e di comunione” – sono le parole di Benedetto XVI (C. in
Veritate 6). Se manca questa dimensione, allora è facile che nelle nostre città prevalga l’interesse
miope ed egoistico, la chiusura, la paura, per cui si è in lotta gli uni contro gli altri: una città così,
direbbe S. Agostino, è piuttosto simile a “una banda di ladri”!
4. Poi succede anche che ognuno abbia uno stuolo di cosiddetti “amici” su Fb, e alla relazione reale
subentra la relazione “virtuale”, quasi sempre “liquida” come il resto della società (vd Bauman). La
storia ha registrato il passaggio dall’homo faber all’homo sapiens all’homo consumens. Oggi forse
siamo nell’epoca dell’homo webens (del web, dei social network), che si caratterizza per uno stile
comunicativo che non favorisce il ragionamento, l’argomentazione critica, perchè fatto di immagini
e di slogan. E oggi, lo sappiamo tutti, la politica (a qualsiasi livello) si serve dei social [usati con
molta perizia] per andare a toccare le corde delle insicurezze sociali e delle paure delle persone,
provocando ancora maggiori chiusure. E così, ad esempio, invece di affrontare politicamente la
questione degli immigrati si lancia un allarme contro “il pericolo delle invasioni straniere” (come se
ci trovassimo di fronte a nuovi eserciti di barbari che premono alle nostre frontiere per conquistare il
nostro Paese!). E’ ovvio il sentimento di paura che simili slogan suscitano tra la gente. Oppure se un
giorno, affacciato da Palazzo Chigi, il ministro del lavoro grida esultante: “abbiamo sconfitto la
povertà”, troverà consensi in tanta parte della popolazione, che non si chiede come ciò concretamente
sia possibile! E la stessa cosa si può dire se si parla del decreto sicurezza e di legittima difesa. Ma
quanta gente conosce le statistiche ufficiali dello stesso Ministero dell’Interno riguardo agli omicidi?
Nel 1991 erano stati 2.000, mentre nel 2016 erano stati 397 (tenendo conto che la percentuale
maggiore riguarda liti o risse in famiglia – si pensi ai numerosi femminicidi). Dunque, è possibile
che vi sia uno scollamento tra i dati reali e le percezioni degli italiani. Si tratta della cosiddetta
“ emotional innumeracy” ossia la tendenza a esagerare i dati di un fenomeno legato ad una
minaccia.
5. Negli scenari del web un posto sempre più ampio occupa la violenza verbale, che incrementa l’odio,
la divisione, tra i cittadini. Il card. Bassetti, lo scorso lunedì alla CEI, ha sottolineato: “In un Paese
sospeso come il nostro, caratterizzato dalla mancanza di investimenti e di politiche di ampio respiro,
gli effetti della crisi economica continuano a farsi sentire in maniera pesante, aumentando
l’incertezza e la precarietà, l’infelicità e il rancore sociale. Al posto della moderazione si fa
strada la polarizzazione, l’idea che si è arrivati a un punto in cui tutti debbano schierarsi per
l’uno o per l’altro, comunque contro qualcuno. Ne è segno un linguaggio imbarbarito e
arrogante, che non tiene conto delle conseguenze che le parole possono avere. Stiamo attenti a non
soffiare sul fuoco delle divisioni e delle paure collettive, che trovano nel migrante il capro espiatorio e
nella chiusura un’improbabile quanto ingiusta scorciatoia. La risposta a quanto stiamo vivendo passa
dalla promozione della dignità di ogni persona, dal rispetto delle leggi esistenti, da un indispensabile
recupero degli spazi della solidarietà. (Bassetti 12.11.2018).
Il nostro Ufficio diocesano, in questi anni, ha instaurato un dialogo a tutto campo con i sindacati , le
associazioni di categoria, il volontariato, c’è stata e c’è una precisa volontà di costruire ponti (ben
saldi, speriamo), come ci esorta a fare sempre papa Francesco, in collaborazione con tutte le persone
di buona volontà che hanno a cuore la ricerca del bene comune della città. E a tal proposito,
proseguendo nell’esperienza del Giubileo scorso, proporremo un “Tavolo per la crisi” finanziaria di
Catania, il tutto nell’ottica di costruire percorsi di democrazia partecipativa, dove le persone vengano
accompagnate a superare la sindrome dello spettatore, per essere cittadini attivi, percorsi che alla
base abbiano una formazione seria, capace di riconoscere le trappole communicative del web, che
finiscono per appiattire tutto e tutti, senza capacità critica, senza serio discernimento.
Noi auspichiamo che l’impegno di tutti farà sì che questa città non sia più la città “abbandonata”, ma
una magnifica corona nella mano del Signore (vd Is. 62,1ss).
Don Piero Sapienza
direttore