Celebrazioni in onore di S. Agata 2021
In allegato comunicato stampa
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"Ogni #Natale è diverso dagli altri e questo, in particolare, sarà probabilmente il più difficile per molti, se non per tutti. Ma un Natale meno scintillante non è un Natale meno autentico: ricerchiamo nel nostro cuore quello che conta realmente, ciò che ci rende uniti a chi amiamo, ciò che è davvero indispensabile. Come Pastori, come sacerdoti, ma prima ancora come membra di uno stesso corpo, siamo accanto alla sofferenza e alla solitudine di ciascuno per prenderne una parte, per sollevare insieme un pezzo di croce e renderla meno pesante". Il messaggio per il Santo Natale del Consiglio episcopale permanente della Cei
Come sono belli sui monti
i piedi del messaggero che annuncia la pace,
del messaggero di buone notizie che annuncia la salvezza (Is 52,7)
Quante volte ci è capitato di attendere trepidanti una buona notizia che riguarda noi stessi, i nostri cari, i nostri amici o la comunità in cui viviamo? Sembrano momenti interminabili, lunghissimi, talora angosciosi. E questo, soprattutto, quando è in gioco qualcosa d’importante o la vita stessa. Sono istanti in cui scorrono i fotogrammi della storia personale e, guardandoli attentamente, si ridimensionano le velleità, si rimpiange il tempo perduto, si apprezzano le cose genuine anche se piccole, si ringrazia per i doni ricevuti immeritatamente.
Proprio l’attesa di una novità radicale e definitiva in una situazione di oppressione e di affanno era la condizione del popolo d’Israele, descritta dal profeta Isaia tanti secoli fa. Ma è anche la condizione di ciascuno di noi, delle nostre comunità, delle nostre famiglie, della nostra società. Una condizione resa ancora più precaria dalla crisi sanitaria e sociale che stiamo attraversando e che ci ha messo di fronte, una volta ancora, alla nostra vulnerabilità di fronte agli eventi. Guardiamo con preoccupazione alla situazione del nostro Paese, dove le immagini dello shopping natalizio si sovrappongono ai volti delle persone che ingrossano le file davanti alle Caritas diocesane e all’elenco sempre più lungo delle vittime del Covid-19.
Tutti insieme siamo in ascolto delle fatiche, delle speranze, dei bisogni materiali – ma anche spirituali – di un popolo che non smette di guardare alla speranza, alla Stella. L’ascolto si fa preghiera e questa spinge all’impegno concreto. Lo abbiamo ricordato nel recente “Messaggio alle comunità cristiane in tempo di pandemia”: «Ci sembra di intravedere, nonostante le immani difficoltà che ci troviamo ad affrontare, la dimostrazione che stiamo vivendo un tempo di possibile rinascita sociale».
Ed ecco che nel silenzio della notte, prolungata dalla pandemia, sappiamo per fede che sta per fare capolino la voce dell’angelo, che porterà la notizia attesa da sempre: «Vi annuncio una grande gioia: oggi è nato per voi un Salvatore, che è Cristo Signore» (cf. Lc 2,10-11). La luce del Mistero incarnato squarcia le tenebre. L’attesa diventa inno di lode e ringraziamento. Nella Messa celebrata nella notte del Natale diventa invocazione: «O Dio, che hai illuminato questa santissima notte con lo splendore di Cristo, vera luce del mondo, concedi a noi, che sulla terra contempliamo i suoi misteri, di partecipare alla sua gloria nel cielo».
Questo l’annuncio, antico e sempre nuovo, che abbiamo cominciato a contemplare in Avvento e che vorremmo consegnare idealmente ancora una volta alla comunità cristiana in questo Natale: il “vangelo di Gesù Cristo, Figlio di Dio” (Mc 1,1). Nella grotta di Betlemme, in modo paradossale, risplende tutta la luce gentile del nostro Dio. In ginocchio davanti al Bambino, insieme con Maria e Giuseppe, siamo consapevoli della nostra finitudine e vulnerabilità, percepiamo appieno la nostra debolezza di fronte alla potenza della nascita del Salvatore, che non ha esitato a farsi piccolo tra i piccoli per venire in mezzo a noi. Quel Bambino è la notizia che attendevamo; è lui il Messia che incoraggia i discepoli ad andare per le strade del mondo; è lui la pace che vince le guerre e le paure; è lui la salvezza che viene dall’alto e che ci rende una comunità di risorti.
Ogni Natale è diverso dagli altri e questo, in particolare, sarà probabilmente il più difficile per molti, se non per tutti. Ma un Natale meno scintillante non è un Natale meno autentico: ricerchiamo nel nostro cuore quello che conta realmente, ciò che ci rende uniti a chi amiamo, ciò che è davvero indispensabile. Come Pastori, come sacerdoti, ma prima ancora come membra di uno stesso corpo, siamo accanto alla sofferenza e alla solitudine di ciascuno per prenderne una parte, per sollevare insieme un pezzo di croce e renderla meno pesante.
A tutti i credenti e a tutte le donne e gli uomini di buona volontà auguriamo di farsi trovare pronti la Notte di Natale, quando la buona notizia del Bambino Gesù busserà alla porta dei nostri cuori. Aprite la porta al Signore che nasce e non abbiate timore di salire, un passo alla volta, tenendo la mano del fratello, sul monte del dolore dell’umanità per annunciare a tutti che il nostro Dio è ancora l’Emmanuele, è il Dio-con-noi.
Buon Natale.
Il Consiglio Permanente
della Conferenza Episcopale Italiana
Roma, 20 dicembre 2020
CEI
Comunicazione circa il Decreto Legge del 18 dicembre
Rispondendo alle richieste di chiarimento dei colleghi giornalisti legate al Decreto-Legge del 18 dicembre 2020, il Direttore dell’Ufficio nazionale per le comunicazioni sociali della Conferenza Episcopale Italiana, Vincenzo Corrado, comunica quanto segue:
Il Decreto-Legge n. 172, contenente ulteriori disposizioni urgenti per fronteggiare i rischi sanitari connessi alla diffusione del virus COVID-19, introduce – come ormai noto – alcune limitazioni agli spostamenti durante il periodo natalizio, dal 24 dicembre 2020 al 6 gennaio 2021. Nei giorni 24, 25, 26, 27, 31 dicembre 2020 e 1, 2, 3, 5, 6 gennaio 2021 si applicano le misure previste per le cosiddette “zone rosse”, elencate all’art. 3 del DPCM dello scorso 3 dicembre. Nei giorni 28, 29, 30 dicembre 2020 e il 4 gennaio 2021 si applicano, invece, le misure previste per le cosiddette “zone arancioni”, elencate all’art. 2 del DPCM dello scorso 3 dicembre.
Nella situazione disegnata dal Decreto-Legge non ci sono cambiamenti circa la visita ai luoghi di culto e le celebrazioni: entrambe sono sempre permesse, in condizioni di sicurezza e nella piena osservanza delle norme.
La Segreteria Generale della CEI ricorda quanto indicato dal Consiglio Episcopale Permanente nel comunicato finale della sessione straordinaria del 1° dicembre: “Sarà cura dei Vescovi suggerire ai parroci di ‘orientare’ i fedeli a una presenza ben distribuita, ricordando la ricchezza della liturgia per il Natale che offre diverse possibilità: Messa vespertina nella vigilia, nella notte, dell’aurora e del giorno. Per la Messa nella notte sarà necessario prevedere l’inizio e la durata della celebrazione in un orario compatibile con il cosiddetto ‘coprifuoco’”, cioè entro le 22.
Durante i giorni di “zona rossa” si consiglia ai fedeli di avere con sé un modello di autodichiarazione per velocizzare le eventuali operazioni di controllo. La Circolare del Ministero dell’Interno del 7 novembre 2020 ha precisato che i luoghi di culto dove ci si può recare per una visita o per la partecipazione a una celebrazione “dovranno ragionevolmente essere individuati fra quelli più vicini”.
Durante i giorni di “zona arancione” i fedeli potranno raggiungere liberamente qualsiasi luogo sacro sito nel Comune di residenza, domicilio o abitazione. Se esso ha una popolazione non superiore a 5.000 abitanti è possibile recarsi in chiese situate in altri Comuni che non siano capoluoghi di provincia e distanti non oltre i 30 km.
I Vescovi esortano, soprattutto in queste giornate, a non dimenticare e ad accompagnare tutte le persone, che comunicano le loro fatiche, le loro speranze, chiedendo preghiere e aiuti materiali e spirituali. “Nel silenzio delle tante ferite che incidono profondamente sul corpo, nell’anima e nello spirito, sappiamo per fede che sta per fare capolino la voce dell’angelo, che porterà la notizia attesa da sempre: ‘Vi annuncio una grande gioia: oggi è nato per voi un Salvatore, che è Cristo Signore’”.
Padre Giovanni Cosentino dei Padri vincenziani parroco della Parrocchia Santissimo Sacramento Ritrovato e vicario foraneo del 3° vicariato è tornato alla casa del Padre.
L' Arcivescovo e con Lui tutto il presbiterio esprime il suo cordoglio per la perdita del caro Padre Giovanni alla famiglia vincenziana e alla comunità parrocchiale.
Grazie al Signore per la testimonianza semplice e serena che P. Giovanni ci ha offerto e innalziamo a Dio la nostra preghiera per il suo riposo eterno.
In cattedrale domani 18 dicembre alle ore 11.00 saranno celebrati i funerali.
Carissimi, l’idea del Natale che abbiamo nella mente e nel cuore è agli antipodi esatti di ciò è realmente il Natale. Quest’anno sarà un Natale diverso! Senza alcun dubbio! È un ritornello che un po’ tutti ci stiamo ripetendo. Questo non significa, però, che sarà meno Natale. Anzi, forse è l’occasione preziosa che la storia ci offre per vivere più nella verità il Natale. Questo è un po’ l’obiettivo che si pone la Novena di Natale che verrà trasmessa in diretta sul canale YouTube “Salvatore Bucolo” dal 16 al 24 dicembre a.c. alle 19.45. Staremo insieme solo 15 minuti, ognuno a casa sua davanti al suo presepe, per vivere quanto probabilmente i nostri nonni hanno vissuto ai loro tempi: sostare con tutta la famiglia dinanzi al presepe di casa per ripercorrere insieme, giorno dopo giorno, personaggio dopo personaggio, un evento straordinario in cui il Creatore si fa bambino nudo in una mangiatoia. Vi aspettiamo
Carissimi, l’idea del Natale che abbiamo nella mente e nel cuore è agli antipodi esatti di ciò è realmente il Natale. Quest’anno sarà un Natale diverso! Senza alcun dubbio! È un ritornello che un po’ tutti ci stiamo ripetendo. Questo non significa, però, che sarà meno Natale. Anzi, forse è l’occasione preziosa che la storia ci offre per vivere più nella verità il Natale. Questo è un po’ l’obiettivo che si pone la Novena di Natale che verrà trasmessa in diretta sul canale YouTube “Salvatore Bucolo” dal 16 al 24 dicembre a.c. alle 19.45. Staremo insieme solo 15 minuti, ognuno a casa sua davanti al suo presepe, per vivere quanto probabilmente i nostri nonni hanno vissuto ai loro tempi: sostare con tutta la famiglia dinanzi al presepe di casa per ripercorrere insieme, giorno dopo giorno, personaggio dopo personaggio, un evento straordinario in cui il Creatore si fa bambino nudo in una mangiatoia. Vi aspettiamo
La Festa dell’Immacolata nella nostra città: pillole di storia
I Frati Minori Conventuali, vivente ancora S. Francesco, dopo tante peregrinazioni locali, ebbero la loro residenza stabile a Catania nel 1329, quando Eleonora D’Angiò, sposa di Re Federico D’Aragona, fece costruire chiesa e convento in onore di S. Francesco d’Assisi e dell’Immacolata.
Anche prima del terremoto, intorno al 1624, seguendo l’esempio di Palermo, la devozione all’Immacolata crebbe tanto che la Chiesa fu titolata semplicemente l’Immacolata e il Senato catanese la proclamò compatrona della città assieme a S. Agata, col relativo cosiddetto “patto di sangue”; anche l’Università, in cui insegnarono illustri teologi francescani, si fregiò del titolo onorifico dell’Immacolata.
Dopo il terremoto, ricostruiti Chiesa e convento in stile barocco a spese dei fedeli, la devozione si moltiplicò e nel XVIII sec. sorse la Confraternita degli “Schiavi dell’Immacolata” che assunse l’onore delle spese della Festa.
Nel primo ventennio del Novecento, vivente S. Massimiliano Kolbe, il Rettore P. Luigi Pona (+1936) fece sorgere il primo nucleo della Milizia dell’Immacolata, che raggiunse il suo splendore negli anni ’50 con P. Francesco Randazzo (+1977), il quale ha lasciato in eredità l’Istituto delle Missionarie Militi dell’Immacolata tuttora operanti nel quartiere periferico di san Giorgio a Catania.
Nel corso del secolo scorso la devozione è diventata così popolare che la Chiesa dell’Immacolata è stata dichiarata Santuario diocesano e la Festa, sostenuta dai Frati assieme al nostro Ordine Francescano Secolare, è riuscita a mantenersi sempre profondamente e devotamente “cittadina”.
Per i Frati Minori Conventuali, P. Tommaso M. Gaudio.
«Siate lieti nella speranza,
costanti nella tribolazione,
perseveranti nella preghiera».
(Rm 12,12)
Fratelli e sorelle,
vorremmo accostarci a ciascuno di voi e rivolgervi con grande affetto una parola di speranza e di consolazione in questo tempo che rattrista i cuori. Viviamo una fase complessa della storia mondiale, che può anche essere letta come una rottura rispetto al passato, per avere un disegno nuovo, più umano, sul futuro. «Perché peggio di questa crisi, c’è solo il dramma di sprecarla, chiudendoci in noi stessi» (Papa Francesco, Omelia nella Solennità di Pentecoste, 31 maggio 2020).
Ai componenti della Comunità cristiana cattolica, alle sorelle e ai fratelli credenti di altre Confessioni cristiane e di tutte le religioni, alle donne e agli uomini tutti di buona volontà, con Paolo ripetiamo: «Siate lieti nella speranza, costanti nella tribolazione, perseveranti nella preghiera» (Rm 12,12).
Inviamo questo messaggio mentre ci troviamo nel pieno della nuova ondata planetaria di contagi da Covid-19, dopo quella della scorsa primavera. L’Italia, insieme a molti altri Paesi, sta affrontando grandi limitazioni nella vita ordinaria della popolazione e sperimentando effetti preoccupanti a livello personale, sociale, economico e finanziario. Le Chiese in Italia stanno dando il loro contributo per il bene dei territori, collaborando con tutte le Istituzioni, nella convinzione che l’emergenza richieda senso di responsabilità e di unità: confortati dal magistero di Papa Francesco, siamo certi che per il bene comune occorra continuare in questa linea di dialogo costante e serio.
Anche in questo momento la Parola di Dio ci chiama a reagire rimanendo saldi nella fede, fissando lo sguardo su Cristo (cfr. Eb 12,2) per non lasciarci influenzare o, persino, deprimere dagli eventi. Se anche non è possibile muoversi spediti, perché la corrente contraria è troppo impetuosa, impariamo a reagire con la virtù della fortezza: fondati sulla Parola (cfr. Mt 13,21), abbracciati al Signore roccia, scudo e baluardo (cfr. Sal 18,2), testimoni di una fede operosa nella carità (cfr. Gal 5,6), con il pensiero rivolto alle cose del cielo (cfr. Gal 3,2), certi della risurrezione (cfr. 1Ts 4; 1Cor 15). Dinanzi al crollo psicologico ed emotivo di coloro che erano già più fragili, durante questa pandemia, si sono create delle “inequità”, per le quali chiedere perdono a Dio e agli esseri umani. Dobbiamo, singolarmente e insieme, farcene carico perché nessuno si senta isolato!
Le diverse e, talvolta, sofferte condizioni di molte famiglie saranno al centro delle preghiere individuali e comunitarie: questo “tempo sospeso” rischia, infatti, di alimentare fatiche e angosce, specialmente quando si acuiscono le tensioni tra i coniugi, per i problemi relazionali con i figli, per la mancanza di lavoro, per il buio che si prospetta per il futuro. Sappiamo che il bene della società passa anzitutto attraverso la serenità delle famiglie: auspichiamo, perciò, che le autorità civili le sostengano, con grande senso di responsabilità ed efficaci misure di vicinanza, e che le comunità cristiane sappiano riconoscerle come vere Chiese domestiche, esprimendo attenzione, sostegno, rispetto e solidarietà.
Anche le liturgie e gli incontri comunitari sono soggetti a una cura particolare e alla prudenza. Questo, però, non deve scoraggiarci: in questi mesi è apparso chiaro come sia possibile celebrare nelle comunità in condizioni di sicurezza, nella piena osservanza delle norme. Le ristrettezze possono divenire un’opportunità per accrescere e qualificare i momenti di preghiera nella Chiesa domestica; per riscoprire la bellezza e la profondità dei legami di sangue trasfigurati in legami spirituali. Sarà opportuno favorire alcune forme di raccoglimento, preparando anche strumenti che aiutino a pregare in casa.
Tutto questo sta avvenendo nelle nostre comunità. Se i segni di morte balzano agli occhi e s’impongono attraverso i mezzi d’informazione, i segni di risurrezione sono spesso nascosti, ma reali ancor più di prima. Chi ha occhi per vedere può raccontare, infatti, d’innumerevoli gesti di dedizione e generosità, di solidarietà e amore, da parte di credenti e non credenti: essi sono, comunque, “frutto dello Spirito” (cfr. Gal 5,22). Vi riconosciamo i segni della risurrezione di Cristo, sui quali si fonda la nostra fiducia nel futuro. Al centro della nostra fede c’è la Pasqua, cioè l’esperienza che la sofferenza e la morte non sono l’ultima parola, ma sono trasfigurate dalla risurrezione di Gesù. Ecco perché riteniamo che questo sia un tempo di speranza. Non possiamo ritirarci e aspettare tempi migliori, ma continuiamo a testimoniare la risurrezione, camminando con la vita nuova che ci viene proprio dalla speranza cristiana. Un invito, questo, che rivolgiamo in modo particolare agli operatori della comunicazione: tutti insieme impegniamoci a dare ragione della speranza che è in noi (cfr. 1Pt 3,15-16).
È questo il migliore cattolicesimo italiano, radicato nella fede biblica e proiettato verso le periferie esistenziali, che certo non mancherà di chinarsi verso chi è nel bisogno, in unione con uomini e donne che vivono la solidarietà e la dedizione agli altri qualunque sia la loro appartenenza religiosa. A ogni cristiano chiediamo un rinnovato impegno a favore della società lì dove è chiamato a operare, attraverso il proprio lavoro e le proprie responsabilità, e di non trascurare piccoli ma significativi gesti di amore, perché dalla carità passa la prima e vera testimonianza del Vangelo. È sulla concreta carità verso chi è affamato, assetato, forestiero, nudo, malato, carcerato che tutti infatti verremo giudicati, come ci ricorda il Vangelo (cfr. Mt 25, 31-46).
Ecco il senso dell’invito di Paolo: «Siate lieti nella speranza, costanti nella tribolazione, perseveranti nella preghiera» (Rm 12,12). Questo è il contributo dei cattolici per la nostra società ferita ma desiderosa di rinascere. Per noi conta testimoniare che l’unico tesoro che non è destinato a perire e che va comunicato alle generazioni future è l’amore, che deriva dalla fede nel Risorto.
Noi crediamo che questo amore venga dall’alto e attiri in una fraternità universale ogni donna e ogni uomo di buona volontà.
Il Consiglio Permanente della Conferenza Episcopale Italiana
Roma, 22 novembre 2020
Solennità di Nostro Signore Gesù Cristo Re dell’Universo
Voce di uno che grida nel deserto:
preparate la strada del Signore,
raddrizzate i suoi sentieri (Mc 1,3)
Fratelli e sorelle!
Con quale sensazione entriamo quest’anno nel tempo di Avvento? Ci sentiamo compagni di un viaggio diventato molto incerto e pericoloso. Ci prende la sensazione di un cammino nel deserto, senza strade sicure. L’unica meta che ci interessa ora? Veder sorgere il giorno in cui il Covid19 sarà sconfitto! Dopo enormi danni: lutti, crolli economici, reazioni disperate! Aneliamo alla notizia che presto ci sia il vaccino per tutti.
In questo contesto l’Avvento arriva carico di antiche e nuove provocazioni, che noi Pastori di Sicilia vogliamo condividere con tutti voi. Vorremmo con semplicità sfogliare il calendario della speranza insieme alle nostre famiglie e alle nostre comunità parrocchiali e religiose, insieme alle nostre città provate da tante difficoltà e desiderose di autentica crescita e vero riscatto da ogni povertà e schiavitù.
Vorremmo realizzare, in ogni casa, una corona di Avvento. Ogni settimana segnare insieme a voi i doni delle quattro tappe del cammino:
Su ciascuno di voi invochiamo la benedizione di Gesù, principe della Pace: è Lui che illumina ogni prova della fede; ci rivela il volto del Padre, ci guida col suo Spirito. Compagni di viaggio nel tempo e nell’eternità, seminiamo speranza, coraggio e fraternità.
I vostri Pastori
Anche quest’anno, nonostante il Covid, domenica 15 novembre nella nostra Arcidiocesi si celebrerà la IV GIORNATA MONDIALE DEI POVERI. Certo, sono stati necessari degli adattamenti, ma immutato rimane lo spirito e il senso profondo di questo appuntamento voluto da Papa Francesco e vissuto dalla Chiesa universale. Sabato 14 novembre sarà la Consulta delle Aggregazioni laicali a curare, come di consueto, la Veglia di preghiera presso il Santuario di S. Francesco d'Assisi all'Immacolata dei Frati Minori Conventuali. Il momento liturgico sarà trasmesso in diretta Facebook sulle pagine prospettive.ue, caritas diocesana di catania, ofs catania1 "s.elisabetta d'ungheria".
Domenica 15 novembre, nel medesimo Santuario, dopo la Celebrazione eucaristica presieduta dall'Arcivescovo Mons. Salvatore Gristina, sarà distribuito, con la modalità da asporto, il PRANZO DI S. ELISABETTA preparato dalle fraternità dell'Ordine Francescano Secolare della zona etnea in collaborazione con la Caritas diocesana. Il Pranzo, scelto dalla nostra Diocesi come esperienza-segno della Giornata Mondiale dei Poveri, è giunto ormai alla IX edizione e intende onorare nel servizio agli ultimi S. Elisabetta d'Ungheria, Patrona dell'OFS, la cui memoria liturgica (17 novembre) coincide con la Giornata dei Poveri. Il Comune di Catania concede ogni anno all'iniziativa il gratuito Patrocinio.